Il 13 giugno è stata varata dal Consiglio dei ministri una legge delega di riforma della pubblica amministrazione le cui bozze non sono ancora state rese pubbliche. Il progetto iniziale prevedeva l'abolizione della figura del segretario comunale. Dopo che tantissimi amministratori hanno scritto al governo opponendosi, c'è stata una parziale marcia indietro prevedendo non l'abolizione, ma la trasformazione di questa figura in un dirigente apicale degli enti locali con criteri di efficienza e professionalità. In modo del tutto contraddittorio, questo nuovo ruolo sarebbe però facoltativo nei comuni di maggiori dimensioni.
«Sembra l'effetto di un vero e proprio veto politico - dichiara a Radio Radicale Alfredo Ricciardi, segretario del'Unione nazionale dei segretari comunali e provinciali. Ci sembra che il governo non abbia avuto il coraggio di stabilire che una dirigenza pubblica qualificata debba essere il punto di riferimento anche per gli enti di maggiore dimensione. Sembra che in realtà si voglia privilegiare la possibilità dei sindaci dei grandi comuni di nominare a capo della macchina comunale un dirigente non vincitore di concorsi pubblici, ma di nomina politica».
Ascolta l'intervista a Alfredo Ricciardi, segretario Unione nazionale dei segretari comunali e provinciali (di Lanfranco Palazzolo)
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